Giovedì 31 luglio 2014

PASSEGGIATA PER TRIESTE

    Una breve storia della città. Sorta come colonia romana intorno al 178 a.C., Tergeste ha una buona crescita intorno al 30 a.C., tendenza che si consolida durante l’epoca imperiale.

    Caduto l’impero d’occidente subisce le invasioni barbariche e nel 568 fu rasa al suolo dai Longobardi.

    Seguono secoli bui e i vescovi-baroni cercano di ostacolare il sorgere del Comune. Nel 1202 il doge Enrico Dandolo si impadronisce della città.  Con l’aiuto dei patriarchi di Aquileia, Trieste si ribella ma deve soccombere. Solo dopo la Guerra di Chioggia, Trieste vede riconosciuta la sua libertà.

    Venezia continua però a costituire una minaccia e perciò la città, nel 1382, si pone sotto la protezione dell’Austria.

    L’imperatrice Maria Teresa concede, nel 1719, l’istituzione del Porto Franco. Così questo sbocco naturale dell’impero asburgico, grazie all’abolizione delle dogane, richiama da tutta Europa e dal Mediterraneo un gran numero di imprenditori e mercanti che aumentano il benessere cittadino favorendo un incremento demografico senza precedenti. 

    Tracce di questa “invasione” sono oggi le numerose chiese di diversi culti che si incontrano nella città.

    Nascono così compagnie di navigazione e assicurazioni e nuove industrie. Tra la fine del 1700 e i primi anni del 1800 la città subisce tre brevi occupazioni napoleoniche.

    La prosperità dura fino allo scoppio della I Guerra Mondiale , poi la frantumazione dell’impero austroungarico segna un declino economico della città che si accentua dopo la II Guerra Mondiale. 

    Nel 1945 la Trieste fu occupata dai Titini per 40 giorni e poi dalle truppe alleate fino all’ottobre del 1954 quando fu riunita all’Italia. Aveva però perso tutto il suo retroterra e la “cortina di ferro” correva ai sobborghi della città.

    Oggi, grazie alla caduta dei confini, alla nascita di alcune cittadelle della scienza, si sta assistendo ad una lenta rinascita anche se la recente crisi mondiale sta ponendo nuovi paletti.

    Scesi dai bus sulle Rive (i mezzi dovranno poi spostarsi in una zone dove possano sostare, penso in Passeggio S.Andrea), percorreremo il Molo Audace (già S.Carlo sino al novembre 1918) giunti alla sua testata ci volgeremo a guardare il waterfront della città. Cominciando da sinistra vedremo il Porto Vecchio, ora in fase di trasformazione da ex zona portuale a sito per centri direzionali, scolastici e culturali. Poi incontreremo l’ex idroscalo da dove partivano, fino alla II Guerra Mondiale, gli aerei per Milano e Torino, poi ancora l’imbocco del Canale, il Palazzo Carciotti (classico di esempio convivenza di residenza patrizia e locali adibiti al commercio), L’ex hotel de la Ville (ora banca), la chiesa di S.Nicolò, consacrata al culto greco-ortodosso, il teatro lirico Giuseppe Verdi, la Prefettura, la piazza dell’Unità d’Italia, l’ex palazzo del Lloyd Triestino, l’hotel Excelsior, la Stazione Marittima.

    Ritornati sui nostri passi andremo in Piazza dell’Unità d’Italia, la più grande nel nostro paese affacciata sul mare. Passati tra i due piloni per le bandiere, donati alla città dal Corpo degli Autieri, vedremo alla nostra sinistra il Palazzo del Governo costruito dall’architetto Hartmann nel 1905, ricco di mosaici dorati. Alla nostra destra, invece, con la sua mole bianca c’è il Palazzo del Lloyd Triestino, gloriosa compagnia di navigazione triestina fondata nel 1836. L’edificio dell’arch. Von Ferstel fu eretto nel 1883 e oggi è la sede della Regione Friuli Venezia Giulia.

    Un po’ più avanti a sinistra il Palazzo Stratti, delle Assicurazioni Generali (arch.Buttazzoni 1839) e il Palazzo Modello (arch. Bruni 1873). A destra invece ci sono il palazzo Vanoli (arch. Geiringer e Righetti 1873), oggi hotel Duchi d’Aosta, e il palazzo Pitteri, il più antico , costruito nel1780 dall’arch. Moro. Sullo sfondo della piazza c’è il Municipio. Questo edificio fu ricavato unendo varie case esistenti e rendendole omogenee costruendo la facciata in stile eclettico. E’ opera dell’arch. Bruni e fu realizzato nel 1875.

    Sulla piazza ci sono la Fontana dei Quattro Continenti (quando fu costruita Australia e Antartide non erano ancora stati scoperti) e la statua dedicata Carlo VI, uno degli imperatori austriaci.

    Giriamo a sinistra per arrivare alla piazza della Borsa, dove si trova l’edificio neoclassico della Borsa e la statua di Leopoldo I, altro imperatore austriaco.

    Saliremo per Corso Italia dove si notano gli effetti dello “sventramento” della vecchia città voluto da Mussolini. 

    Da Largo Riborgo prenderemo a destra passando davanti al Teatro Romano, che risale al I sec. d.C. Anche qui sono ben visibili le ristrutturazioni avvenute durante il ventennio. Tra esse spicca la Casa del Fascio, oggi sede della Questura.

    Saliremo ora per una scalinata che porta alla chiesa di S.Maria Maggiore, imponente esempio di architettura barocca. Fu iniziata nel 1627 e terminata nel 1682. La facciata fu progettata da Andrea Pozzo. Sulla sua destra si trova la minuscola chiesa romanica di S.Silvestro (la più antica della città), costruita in arenaria con decorazioni di pietra carsica bianca, nel XI/XII sec., dedicata al culto valdese.

    Proseguiremo ora nel cuore della città vecchia e in piazza Barbacan vedremo delle vestigia romane, tra le quali spicca l’Arco di Riccardo, una porta dell’età Augustea che si apriva nelle mura dell’antica Tergeste.

    Saliremo ora al colle capitolino fino ad arrivare alla Cattedrale di S.Giusto, martire triestino e patrono della città.

    Giunti al sagrato avremo la visione completa del complesso acquisito quando, nel XIV secolo si unificarono le due chieste parallele adiacenti dedicate a S.Maria e a S.Giusto. 

    La torre campanaria, bassa e tozza, racchiude al suo interno oltre a resti romani anche il precedente campanile della chiesa di S.Maria. Sopra l’ingresso del campanile, sullo sfondo della cornice romana, si trova, entro un’edicola ad arco acuto, una statua di S.Giusto del XIV secolo che regge la palma del martirio e il modello della città racchiusa da mura e torri.

    A sinistra della Cattedrale c’è il Battistero di S.Giovanni e a destra la chiesetta di S.Michele Arcangelo, meglio nota come S.Michele al Carnale per essere stata a lungo la cappella del cimitero.

    Andiamo verso sinistra dove si trovano i resti del Foro Romano del II sec. d.C.. Alla sinistra del foro c’è il monumento i Caduti realizzato dallo scultore Attilio Selva, mentre alla destra incombe il Castello.

    Il bastione tondo, che guarda verso il mare, fu realizzato dai veneziani nel 1508 sui resti del precedente castello della seconda metà del 1400 , il bastione “a muso camuso” (detto anche “Lalio”) fu costruito dagli Austriaci tra il 1553 e il 1561, mentre lo sperone che guarda a est sorse tra il 1615 e il 1630. 

    Il complesso non sostenne grandi battaglie. Fu bombardato dai napoleonici e l’ultimo combattimento avvenne nel maggio del 1945, quando i tedeschi subirono l’assedio delle truppe di Tito, fino all’arrivo dei Neozelandesi.

    Il castello è stato recentemente restaurato e ospita il museo del Castello e l’Armeria, mentre nei sotterranei del bastione Lalio c’è il Lapidario Triestino con 130 resti provenienti dagli scavi archeologici.

    Scenderemo ora verso la città per la via Capitolina, fino a arrivare alla Scala dei Giganti che scende in Piazza Goldoni.

    Da lì raggiungeremo il viale XX Settembre, luogo di ritrovo in estate dei giovani, ne percorreremo una parte, per poi girare a sinistra verso piazza Giotti dove sorge la Sinagoga.

    Questo tempio fu realizzato dagli architetti Arduino e Ruggero Berlam nel 1912 ed è, se non il più grande, uno dei maggiori d’Europa, al suo tempo all’avanguardia per le sue strutture in cemento armato, accostate alla pietra artificiale e naturale degli elementi decorativi. Il corpo principale è sormontato dall’imponente cupola e dalla torre che sovrasta l’entrata principale.

    Proseguiremo verso il Foro Ulpiano dove sorge il Tribunale sui vasti terreni una volta occupati da un’enorme caserma austroungarica.

    Scesi verso piazza Oberdan (Museo del Risorgimento, sacello di Guglielmo Oberdan e stazione della tramvia a funicolare per Opicina), per via XXX Ottobre raggiungeremo la piazza S.Antonio dove si trova l’omonima chiesa neoclassica costruita dal Nobile nel 1842. Davanti al sagrato inizia il Canale, una volta porto di Trieste, con i suoi due ponti mobili – il Ponte Rosso e il Ponte Verde -, ora sostituiti da manufatti di cemento.

    Sul Canale si affacciano interessanti edifici con ai piani terreni ampi magazzini dove venivano stoccate le merci scaricate dai velieri.

    Sulla riva sinistra sorge la chiesa di S.Spiridione del 1861 in stile neobizantino con le sue cinque cupole e i suoi mosaici. Essa ospita i riti della comunità serbo-ortodossa.

    Più avanti si nota il grande palazzo Carciotti costruito tra il 1802 e il 1805 dal Pertsch. Bella la facciata che si affaccia sul mare, caratterizzata da sei colonne ioniche reggenti un attico con statue. La parte del palazzo che si affaccia sul canale era riservata a magazzini e uffici.

    Notevoli sulla riva destra il Palazzo Gopcevich con la sua elaborata livrea e il rosso edificio delle Assicurazioni Generali costruito in gotico inglese.

    Ora ci aspetta un luogo della memoria:

La Risiera di San Sabba

    La Risiera di San Sabba – stabilimento per la lavorazione del riso edificato a partire dal 1898 – venne utilizzata dopo l’8 settembre 1943 dall’occupante nazista come campo di prigionia, e destinato in seguito allo smistamento dei deportati diretti in Germania e Polonia, al deposito dei beni razziati e alla detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei. Il 4 aprile 1944 venne messo in funzione anche un forno crematorio. Nel 1965 la Risiera di San Sabba fu dichiarata Monumento Nazionale con decreto del Presidente della Repubblica. Nel 1975 la Risiera, ristrutturata su progetto dell’architetto Romano Boico, divenne Civico Museo della Risiera di San Sabba.

 

Venerdì, 1 agosto 2014

LA VAL ROSANDRA E BASOVIZZA

Dall’Antro di Bagnoli al Rifugio Mario Premuda

passando per il Monte Carso, il Cippo Comici, Bottazzo,

il Monte Stena, S.Lorenzo e la vedetta di Moccò

Organizzatore: Franco Fogar CAI di Trieste

La Val Rosandra, scavata nel calcare da una lenta erosione, presenta attualmente tutte le caratteristiche di una valle prealpina, pur essendo situata a quota altimetrica bassissima.

Le sue pareti, in parecchi punti, cadono a picco sul letto del torrente. In molte formazioni rocciose appaiono, ridotte in miniatura, pareti e crode di montagna.

Caratteristico è il “Crinale”, una cresta rocciosa che si eleva nella parte centrale della valle, culminando in uno stretto promontorio, sul quale è stato eretto il Cippo Emilio Comici, un tumulo di pietre con una lapide in memoria del celebre rocciatore triestino immaturamente scomparso nel 1940 presso Selva di Val Gardena.

Sotto il cippo, bene inquadrata nel paesaggio, si trova la chiesetta di Santa Maria in Siaris, menzionata già nei documenti del XIV scolo. Più volte danneggiata è stata recentemente restaurata a cura della Soprintendenza ai Monumenti.

La Valle è una palestra di roccia frequentatissima dai numerosi scalatori triestini. Sulle sue vie si svolgono i corsi di arrampicata organizzati dalle varie associazioni alpinistiche della città.

    Per i neofiti sono state anche attrezzati due percorsi attrezzati: le “Rose d’Inverno” e la ferrata “Biondi”, abbastanza impegnativa.

    All’inizio della valle, sono visibili i ruderi dell’acquedotto romano che alimentava l’antica Tergeste con le acque della Fonte Oppia che sgorga alla base del Crinale.

      DESCRIZIONE DEL PERCORSO

   L’itinerario percorrerà dapprima il versante sud-ovest della valle, per spostarsi poi su quello nord-est, in modo da poterla ammirare da tutti i punti di vista.

   Partenza da Bagnoli della Rosandra/Bolijunec (70 m), da dove si raggiunge in pochi minuti l’Antro di Bagnoli, una risorgiva da cui sgorgano le acque che si raccolgono sul soprastante altipiano. 

   L’ingresso è protetto da un muro in calcestruzzo perché, nella 2ª Guerra Mondiale la cavità fu utilizzata come ricovero antiaereo. In prossimità della grotta parte il sentiero contrassegnato con un bollo bianco-azzurro. Questo percorso, denominato “Vertikala”, fu tracciato dallo Slovensko Planinsko Drušvo Trst, il club che accoglie gli alpinisti di nazionalità slovena, e parte dal confine settentrionale della Slovenia per raggiungere il mare Adriatico.

   Si comincia subito in forte salita salendo, prima per un sentierino, e poi rimontando gli sfasciumi che coprono le pendici del Monte Carso. Superato un dislivello di circa 350 metri si arriva sotto delle paretine di roccia che si percorrono alla loro base. Ad un certo punto si arriva alla “Grotta delle antiche iscrizioni”, una piccola caverna sulle cui pareti anticamente incisero i limiti dei confini dei comuni di Bagnoli e di Dolina. Arrivati alla quota di 403 m s’incontra il sentiero 46/25 che si percorrerà per un beve tratto. Ad un certo punto si prende a sinistra seguendo il ciglione per il segnavia 39a, non molto ben segnato.

   Lasciato il crinale ci si addentra in un bosco di querce che crescono su marne e arenarie. Scesi leggermente fino a quota 370 si arriva alla Sella di Monte Carso.

   Si prende a sinistra per il sentiero 25 fino a quota 325 attraverso un bosco un po’ tormentato. Qui, sulla destra parte il sentiero 13 che, con una salita di pochi metri, porta al Cippo Comici (340 m) da dove si apre un panorama mozzafiato sulla valle sottostante.

   Circa 100 metri più in basso si vede la chiesetta di S.Maria in Siaris (234 m) che si raggiunge seguendo sempre il segnavia 13. Dopo una breve sosta, si scende ancora un po’ fino a arrivare sul sentiero principale che percorre in quota la valle che si prende a destra. Sul versante opposto della valle, si nota il vecchio tracciato dove correva la vecchia ferrovia che collegava Trieste a Pola, in Istria, ora trasformato in pista ciclabile.

   Dopo un po’ apparirà la cascata (speriamo che ci sia abbastanza acqua). Una breve discesa e si arriva a Bottazzo (186 m), piccolissimo borgo che si trova alla fine della valle. Una sosta per rifocillarci e poi si risalirà il pendio che porta alla ferrovia (319 m). 

   C’è ora la possibilità di salire direttamente sul M.Stena (442 m), oppure se si vorrà abbreviare il percorso, si potrà proseguire per la pista ciclabile.

   Sul Monte Stena ci troviamo nella “landa carsica”, territorio di magro pascolo, ma eccezionalmente ricco di flora.

   Camminando sul ciglione della destra orografica della valle, si vede, sul versante opposto, parte dell’itinerario percorso in mattinata: il Monte Carso, Il Crinale col cippo Comici e la Chiesetta.

   Raggiunto l’abitato di S.Lorenzo (375 m), si imbocca il sentiero n.1 per circa 500 metri fino ad un bivio. Si scende a sinistra per il segnavia 49a, passando vicino agli attacchi delle vie attrezzate “Rose d’Inverno” e “Biondi” e poi, per una traccia un po’ disagevole si giunge nei pressi del paese di S.Antonio in Bosco/Boršt. Da qui un breve tratto di strada asfaltata porta alla Vedetta di Moccò da dove si potrà dare un’ultima occhiata alla valle e poi, in pochi minuti, si scenderà al Rifugio Mario Premuda (82 m), il più basso rifugio d’Italia. Una breve sosta per raggrupparci e magari bere qualcosa, e poi, in un quarto d’ora si raggiungerà Bagnoli, dove si troverà il pullman.

Seguirà la visita della foiba di Basovizza curata dalla “Lega Nazionale” cui il Comune di Trieste ha ritenuto di affidare il centro di documentazione storica.

Il sito di Basovizza (Foibe) è ufficialmente Monumento Nazionale, Fortemente voluta dall’Amministrazione Comunale della Città di San Giusto, nella piena consapevolezza che il “Pozzo della Miniera” di Basovizza costituisce non solo luogo del sacrificio di tante innocenti vittime, ma anche figura e simbolo di tutti i drammi che hanno segnato le vicende del confine orientale al finire del secondo conflitto mondiale; le tante altre Foibe sparse in tutto il territorio della Venezia Giulia, le migliaia e migliaia di deportazioni e scomparsi nell’oblio, la tragedia di tutto un popolo (ben trecentocinquantamila istriani, fiumani e dalmati) che viene ricordata con il nome biblico di “Esodo”.

A margine del Sacrario è stato previsto uno spazio dedicato a Centro di Documentazione

Sabato, 02 agosto 2014

Dal castello di Duino a quello di Miramare

Duino (35 m), il sentiero Rilke, Sistiana (34 m), Aurisina Cave (134 m), Vedette Tiziana Weiss (133 m), Liburnia (179 m) e Slataper (278 m)

Passando per i borghi di Santa Croce e Contovello 

e discesa al Castello di Miramare

   All’uscita della barriera dell’autostrada del Lisert (Mon-falcone Est), proseguire fino allo svincolo di Duino. Alla fine della rampa girando a destra si nota il Bar Bianco. Fermare il bus lungo la recinzione, c’è spazio a suffi-cienza per una breve sosta. Lì sarò ad attendervi.

    Il bus potrà sostare un po’ più avanti nel parcheggio del bowling.

    Noi proseguiremo a piedi verso l’abitato di Duino, fino ad incontrare l’inizio del sentiero Rilke.

    Il sentiero Rilke, realizzato nel 1987, si sviluppa per quasi 2 km lungo il margine della falesia carsica, vale a dire nel tratto più pittoresco della costa occidentale del Golfo di Trieste, racchiuso tra la costa istriana e le secche di Grado

    Dopo un tratto iniziale nella boscaglia, ci affacceremo sul mare. Sulla destra vedremo il castello di Duino. Questo maniero appartiene ai Principi della Torre e Tasso e domina la baia omonima. Si presenta come una costruzione composita e massiccia. Su tutto svetta la torre del ‘500 che sorge sulle rovine di un avamposto romano. Su uno scoglio vicino, si notano le rovine del castello antico che viene chiamato la Dama Bianca.

    Dal 1600, sotto i conti Thurn Hoffer Valsassina il castello prende a poco a poco quella connotazione di polo umanistico che mantiene tuttora. Tra gli ospiti illustri si ricordano Elisabetta d’Austria e Massimiliano d’Asburgo, Johann Strauss, Franz Listz, Paul Valery, Gabriele d’Annunzio e, soprattutto, il poeta Rainer Maria Rilke che qui compose le famose “Elegie Duinesi”. 

    Durante la camminata costeggeremo, a monte, la vegetazione illirico-balcanica della boscaglia carsica che si insinua nella pineta, mentre, verso il mare, lungo il margine della falesia, è predominante quella mediterranea. Sulle rocce calcaree possiamo osservare tutti i fenomeni del carsismo di superficie: massi rigati da scannellature o bucati da fori di dissoluzione, vaschette di corrosione, grize di pietre e campi solcati coperti da cespuglietti. Cammineremo in direzione di Sistiana, con il panorama di Trieste sullo sfondo.

    Giunti alla fine del sentiero, nei pressi della palazzina dell’Azienda di Soggiorno, troveremo il bus ad aspettarci (dal parcheggio del bowling proseguirà in direzione Trieste per circa 2 Km, subito dopo il Campeggio Mare-Pineta, imboccherà una corsia sulla destra che porta alla palazzina dell’Azienda di Soggiorno (possibilità di sosta lungo questa bretella).

    Con il pullman raggiungeremo Aurisina Cave, ampia possibilità di parcheggio nel piazzale della stazione ferroviaria. Scesi dal bus ritorneremo brevemente sui nostri passi  fino a raggiungere un sentierino che permette di vedere dall’alto l’inquietante baratro della cava Romana, in funzione ancora oggi. Nel passato fornì i marmi per gli edifici di Aquileia e per il Mausoleo di Teodorico di Ravenna. In tempi più recenti le sue pietre furono usate per i palazzi della Vienna imperiale e per la metropolitana di Milano.

    Raggiungeremo la costa passando per i resti di un edificio romano (segnavia 23) e poi, arrivati alla torre piezometrica dell’acquedotto triestino, gireremo a sinistra immettendoci sul sentiero Julius Kugy (segnavia 1) che percorre il tratto a mare del Carso Triestino per circa 36 chilometri dalle foci del Timavo fino alla Val Rosandra. 

    Lungo sentieri sassosi, che mostrano ancora oggi alcuni apprestamenti difensivi austriaci risalenti alla I Guerra Mondiale, arriveremo alla Vedetta Tiziana Weiss, valente alpinista triestina morta in montagna negli anni ’70. 

    Oltrepassato il ponte della ferrovia, inizieremo a camminare per una comoda strada sterrata detta “Via della Salvia”. Dopo poche decine di metri saliremo sulla sinistra, verso il “monte” Berciza, camminando tra i pini neri, testimonianza dell’intensa opera di rimboschimento fatta dal governo austro-ungarico alla fine dell’Ottocento. 

    Dopo un po’ vedremo spuntare tra gli alberi la Vedetta “Liburnia”, antica torre piezometrica, realizzata per l’acquedotto che captava le sorgenti che sgorgano al livello del mare nei pressi del porticciolo dei Filtri di Aurisina.

    E’ una pregevole costruzione in pietra carsica con decorazioni in cotto. Negli anni Ottanta fu restaurata a cura della Sezione del CAI di Fiume (in esilio). Attualmente, scaduta la concessione, è chiusa. Peccato perché dalla sua sommità si gode un magnifico panorama a 360°, dal mare al carso sloveno, il monte Nanos e le selve di Tarnova e Piro.

    Scesi nuovamente sulla strada della salvia, raggiungeremo velocemente l’abitato di Santa Croce, abitato in origine, da pescatori/contadini, che tenevano le barche nei porticcioli ai piedi del ciglione carsico e coltivavano, qui in alto, i magri campi strappati alla pietraia.

    Attraversato l’abitato e transitati nei pressi della deliziosa chiesetta di San Rocco, per una strada asfaltata, ma senza troppo traffico, raggiungeremo la Vedetta Slataper, nei pressi del monte S.Primo, dove sosteremo per il pranzo al sacco.

    Ripreso il cammino, prima per sentiero e poi per carrarecce, arriveremo nei presso della borgata di Prosecco, che sfioreremo, fino allo stagno di Contovello, che nei tempi andati serviva ad abbeverare il bestiame. 

    Qui abbandoneremo il segnavia 1 per prendere il 6. Scendendo per sentieri e scalinate, abbandoneremo i calcari per passare nella zone dove predominano flish e arenarie.

    In breve giungeremo alla deliziosa stazioncina di Miramare, costruita in legno. Essa serviva il sottostante castello. Dopo anni di abbandono, una decina di anni or sono è stata restaurata e serve ora la Scuola Internazionale di Fisica, che è sorta nei pressi.

   Da lì in pochi minuti entreremo nel parco del castello di Miramare, sorto per volontà di Massimiliano d’Asburgo, fratello di Francesco Giuseppe.

    Un’oretta per gironzolare nei viali e poi al   pullman che ci attenderà al vicino parcheggio.

    Arrivederci per un’altra escursione con meta la Val Rosandra!