Partenza da Novara, via Alcarotti/P.le Valentino, ore 6,00
Programma
Due itinerari che si sviluppano in un territorio di rara bellezza, affacciato sul “comprensorio del Parco Nazionale delle Cinque Terre”, tra scogliere strapiombanti sul mare dai panorami impagabili di Portovenere e del parco Nazionale delle Cinque Terre. Luoghi amati in tutti i tempi e frequentati da illustri personaggi tra i quali Lord Byron, Mario Soldati ed Eugenio Montale che vi hanno lungamente soggiornato. Camminare immersi in una natura mediterranea unica, tra natura, storia, arte e leggenda, Attraversare borghi e luoghi annoverati come i più belli d’Italia.
Pernottamento all’Hotel Casa Vacanze “Il Gabbiano” , situato nel cuore della Città di La Spezia a due passi dal lungomare in corrispondenza del “Molo Italia” e dalla Cattedrale dedicata a Cristo Re dei secoli. Dalla terrazza panoramica al sesto piano è possibile godere della splendida vista sul golfo. Tutte le camere hanno il bagno privato con doccia ed ogni servizio (aciugacapelli, kit cortesia, televisione, telefono, internet, wi-fi, ecc.).
SABATO 6 APRILE (Escursione sul “Sentiero Rosso” nel Parco Nazionale Cinque Terre)
ore 6,00 – Partenza da Novara, via Alcarotti/piazzale Valentino;
ore 10,00 – Arrivo previsto a Biassa (inizio del trekking)
Escursione Biassa m. 333, – Fossola, Campiglia, Monte Muzzerone, Portovenere/Pranzo al sacco ( dislivello m. 342, Q. max. m. 500, Lunghezza km. 9, Tempo complessivo h 5,00 Diff. E);
ore 17,00 – Ritrovo in albergo e sistemazione nelle camere.
ore 19,30- Cena di relazione ( Pasta alla Ligure al pesto con patate e fagiolini, branzino /orata con patate e/o insalata, dolce, acqua ¼ vino) pernottamento all’Hotel Il Gabbiano.
DOMENICA 7 APRILE:
ore 7,15 – Prima colazione in hotel;
ore 8,00 – Escursione in ambito urbano con visita del centro storico della Città di La Spezia incluso accesso al Museo Navale dell’’Arsenale Militare.
ore 13,00 – Pranzo tipico facoltativo alla locanda “La Lanterna”/Pranzo al sacco;
Antipasto di mare, tagliolini ai frutti di mare, fritto misto di mare ovvero menù di terra o altro per eventuali esigenze personali, acqua vino ¼ e caffè(€ 25)
ore 16,30 – Partenza per Novara con arrivo previsto per le ore 19,30 circa.
N.B.
Compreso Autobus GT, cena, pernottamento in ½ pensione, visita al Museo tecnico Navale.
Escluso: pranzo di domenica e consumazioni in autogrill
L’organizzazione si riserva di apportare modifiche o aggiornamenti in ragione di eventuali indisponibilità dei percorsi
1° GIORNO-Escursione lungo il “Sentiero Rosso delle Cinque Terre”
Il sentiero rosso è conosciuto anche come Alta Via delle Cinque Terre o meno romanticamente come sentiero numero 1 del CAI. Il cammino parte da Porto Venere ed arriva a Levanto in 40 km di sali e scendi di montagna, ma sempre guardando il mare. L’intero percorso si snoda lungo i Monti Liguri e arriva fino al promontorio del Muzzerone, dove ci sono incredibili falesie che si gettano sul mare. Una strada tra boschi e ulivi vi condurrà alla chiesa di San Pietro, a picco sulla scogliera.
La tratta percorsa in questa occasione va da Biassa ed attraversa Fossola, Campiglia per giungere infine a Portovenere. Il sentiero cammina tra macchia mediterranea, boschi, borgate, terrazzamenti e vigneti che guardano al mare. L’autobus ci farà scendere in corrispondenza della galleria lungo la SP n. 370 delle Cinque Terre. Raggiungeremo Biassa per poi salire fino alla strada nel bosco e, con un percorso sinuoso raggiungere il paese di Campiglia che si trova a quota 400 metri: da lì la vista sul golfo di La Spezia e sull’isola di Palmaria è incantevole.
2° GIORNO- Escursione in ambito urbano a La Spezia
Vista della Cattedrale, del centro storico e del Museo Navale annesso all’Arsenale militare.
La Cattedrale
Nel 1930 viene indetto un concorso, voluto dal vescovo Giovanni Costantini al quale parteciperanno 117 architetti con 92 progetti.
Il progetto vincitore fu quello presentato dall’architetto Brenno Del Giudice assieme al pittore Guido Cadorin, ma i lavori resteranno rinviati per più di venticinque anni, fino alla metà degli anni cinquanta.
Del nuovo progetto, nel 1956, viene incaricato l’architetto razionalista Adalberto Libera che si avvale delle potenzialità offerte dalla posizione del luogo sopraelevato sulla vasta piazza Europa per enfatizzare la monumentalità dell’edificio religioso.
Alla morte di Libera, nel 1963, l’edificio non è ancora terminato e la prosecuzione del progetto viene affidata all’architetto spezzino Cesare Galeazzi che lo riprende apportandovi alcune variazioni. Nel 1975 i lavori sono conclusi e la cattedrale viene consacrata e intitolata a Cristo Re dei Secoli.
L’esterno dell’imponente edificio è fortemente caratterizzato dalla sua pianta circolare e dal paramento esterno, a forma di iperboloide a una falda, chiuso, privo di aperture e del tutto spoglio di decorazioni.
L’ampio sagrato, in parte a giardino, è rivolto a monte e su di esso si aprono tre portali di accesso. All’interno dodici pilastri delimitano un ambulacro circolare racchiudendo l’aula centrale che può contenere fino a 2.500 persone; realizzati in calcestruzzo armato, del diametro di 1 metro e dell’altezza di 8 metri, i pilastri sostengono il peso complessivo (circa 2.000 tonnellate) della copertura a tamburo, anch’essa in calcestruzzo armato, del diametro di 50 metri.
L’interno riceve luce dall’occhio posto al centro della vasta cupola sostenuta dai dodici pilastri, simboleggianti gli Apostoli. Una seconda fonte di luce proviene da una vetrata lungo la fascia perimetrale della sala. La pavimentazione in marmo bianco e grigio, in leggero declivio, converge verso l’altare centrale in marmo bianco, mentre il presbiterio, pavimentato in marmo rosso, è leggermente sopraelevato.
La cripta è un ambiente a volta; in essa sono conservati il reliquiario di San Venerio, le tombe della mistica spezzina Itala Mela e dei primi vescovi della diocesi, monsignor Giovanni Costantini (vescovo dal 1929 al 1943) e monsignor Giuseppe Stella (1898-1989, vescovo dal 1943 al 1975); in un ambiente collegato alla sacrestia della cripta si trova anche la tomba del terzo vescovo, mons. Siro Silvestri (1913-1997, vescovo dal 1975 al 1989).
Il Museo Navale
Quello della Spezia è senz’altro il più importante dei musei navali italiani, e benché sia qui da poco più di un secolo, le sue origini sono molto più antiche. È situato accanto alla porta di accesso principale all’arsenale militare; è in questa sede a partire dal 1958, mentre prima era ubicato presso le officine meccaniche all’interno dello stabilimento militare (venne infatti inaugurato nel 1923, unitamente al Museo storico navale di Venezia).
La sua storia inizia attorno al 1570 a Villefranche-sur-Mer dove i conti di Savoia stabilirono la prima base della loro nascente Marina.
Successivamente, con il trasferimento del governo sardo-piemontese a Cagliari a seguito delle conquiste napoleoniche, venne iniziata una nuova raccolta nella città sarda.
A seguito del crollo dell’Impero napoleonico e col ritorno del governo sardo-piemontese in continente , la raccolta, con quello che restava del museo di Villefranche, fu trasferita a Genova, sede dal 1815 della nuova base militare della marina Sarda.
Ulteriori arricchimenti avvennero con la fusione delle marine italiane a quella dello stato Sardo, tutti confluiti a Genova, dove il museo rimase per 55 anni, sino a quel 1870 che vide il trasferimento, per volere di Cavour, della base della Marina con tutti i suoi servizi, Museo Navale compreso, alla Spezia, divenuta sede del Primo dipartimento militare marittimo.
Durante la seconda guerra mondiale molte furono le perdite di preziosi materiali a causa dei bombardamenti.
Il museo venne ripristinato nel 1958 e collocato nelle sale che lo ospitano attualmente, accanto alla porta principale dell’arsenale.
Una sala dedicata all’evoluzione navale ospita pregevole raccolta di modelli in scala di vascelli di marine degli stati italiani rievocanti i tempi della navigazione a vela, nonché modelli di quasi tutte le principali unità italiane varate tra il 1860 e il 1910 nell’arsenale della Spezia, e quelli di navi italiane della seconda guerra mondiale.
Tra i cimeli più antichi va annoverata una raccolta di polene appartenute a vascelli del XV, XVI, XVII secolo. Fra queste merita menzione la misteriosa scultura lignea femminile, detta Atalanta, che si crede possa stregare con il suo fascino inquietante chi la guardi troppo a lungo.
La sala dei mezzi d’assalto raccoglie una vasta documentazione. I primi reperti, risalenti alla prima guerra mondiale, sono i resti del Grillo (modello del MAS 15) e un prototipo dell’ordigno con il quale Rossetti e Paolucci affondarono nel porto di Pola la corazzata austriaca Viribus Unitis, il 1º novembre 1918.
Sono esposti, inoltre, il prototipo della torpedo semovente di Tesei e Toschi (meglio nota come Maiale), nonché i Barchini, altri mezzi d’assalto, che testimoniano l’attività, nata alla Spezia, del “Gruppo mezzi d’assalto” durante la seconda guerra mondiale.
La sala sulle armi subacquee segue l’evoluzione del siluro, a partire dal prototipo impiegato dalla Marina nel 1875 per ai vari tipi impiegati nella prima e nella seconda guerra mondiale. L’evoluzione delle mine subacquee è testimoniata dalla presenza di esemplari originali utilizzati durante i conflitti mondiali.
La sala dedicata alle armi antiche, infine, ospita, tra le altre, due spingarde moresche del XVI secolo, un cannoncino turco del 1521, due piccole bombarde del 1784, una mitragliatrice Gatling a 10 canne dei primi del secolo, originariamente utilizzata dai Boxer. Sono inoltre esposte due teche di armi portatili impiegate nella guerra italo-turca e nella prima guerra mondiale.
Di particolare interesse, infine, è la documentazione fotografica sui primi esperimenti di Guglielmo Marconi con le stazioni riceventi mobili alla fine dell’Ottocento.
Nel giardino interno del Museo navale è collocato un monumento in bronzo di Costanzo Ciano, opera dello scultore Francesco Messina.
Centro storico
Il centro urbano spezzino è relativamente giovane, anche se il luogo era già noto al tempo dei Romani per la sua ottima ubicazione, per le insenature e per la posizione strategica, che lo rendevano ambito per insediamenti civili e fortificazioni militari. Successivamente Spezia divenne capitale della Signoria “Genovese” di Niccolò Fieschi, nel periodo compreso fra il 1256 ed il 1273, ed è proprio in questo periodo che il tessuto urbano cresce e si modifica secondo le caratteristiche del capoluogo ligure.
Le tipiche caratteristiche liguri sono ancor oggi ben percepibili, sia nel tessuto urbano che nella tipologia edilizia e decorativa. Principale elemento distintivo di questa tipologia urbanistica è il carrugio: via stretta dove in le abitazioni sono posizionate le une contigue alle altre principalmente per funzione difensiva.
Nel XVIII secolo La Spezia divenne Prefettura marittima sotto la dominazione napoleonica. Lo stesso Napoleone pose le basi del progetto per creare un arsenale militare, poi realizzato da Domenico Chiodo nella seconda metà del XIX secolo. La creazione dell’Arsenale cambiò la fisionomia del borgo: le mura difensive furono abbattute e cambiò la planimetria del centro storico. Durante questo periodo sono sorti i palazzi ed il porticato di via Chiodo ed il quartiere del mercato dando vita al nuovo centro storico – economico. Il Novecento dota la Spezia di un’altra anima, regalando al visitatore di oggi un campionario di tutto rispetto delle tendenze artistiche della prima metà del XX secolo.
Nonostante tutte queste variazioni il nucleo centrale cittadino ha comunque mantenuto le peculiarità liguri sopra descritte: queste si colgono percorrendo il carrugio che taglia a metà il centro antico, la centralissima via del Prione, così chiamata dal pietrone, in spezzino prione, da dove venivano letti i bandi pubblici. Risalendo la lunga e stretta via è possibile ammirare tracce del passato spezzino: pietre incise, capitelli e portali in arenaria trecenteschi.
Il monumento che a tutt’oggi risulta maggiormente rappresentativo della vicenda storica della città della Spezia è certamente il Castello di San Giorgio. Posto su un piccolo rilievo chiamato il Poggio, dominante l’abitato antico, ha conosciuto numerose e continue fasi di edificazione, documentate a partire perlomeno dalla seconda metà del XIV secolo. Rimasto per numerosi anni chiuso, nel 1998 il castello è stato riaperto al pubblico e tutt’oggi ospita l’omonimo museo, nel quale sono esposte le Civiche Collezioni Archeologiche.
Fu Napoleone Bonaparte a porre le basi del progetto per creare un arsenale militare, poi realizzato da Domenico Chiodo nella seconda metà del XIX secolo.