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Partenza: Finalborgo (m.s.l. 0)
Destinazione: Santuario Santa Maria Regina Mundi (m.s.l. 270)
Tempo di salita: h. 3,30
Dislivello: m. 350 in saliscendi
Difficoltà: T-E
Equipaggiamento: TREKKING
Proposta: Giovanna Ferrari
Descrizione
Il tratto di costiera ligure che da Capo Noli raggiunge le propaggini della Caprazoppa ed il suo entroterra ebbero vita intensa sin dalla preistoria, come testimoniano i resti ritrovati nelle numerose caverne di questo territorio, le più importanti delle quali – di fama mondiale – sono le Arene Candide e la Pollera. La vita delle popolazioni locali appartenenti alla stirpe dei “Ligures”, già verso l’anno mille avanti Cristo, si organizza anche fuori delle caverne, in villaggi all’aperto e la conquista di questa parte di territorio ad opera dei Romani – con la conseguente lunga pace che ne deriva – segna il passaggio dal primitivo sistema organizzativo delle genti locali ad un più evoluto stadio di sviluppo: infatti i villaggi si riuniscono in comunità rurali dette “pagi”, costituiti da un gruppo omogeneo di abitanti che hanno in comune interessi di difesa, di commercio, di sviluppo civile, di amministrazione e così via. Uno di questi “pagi” si forma nella località “ad Fines” ove sbocca la valle del Pora ed ove, quando le popolazioni furono cristianizzate, si insedia la “pieve” che aggiunge alle funzioni già svolte dal “pago” anche quelle religiose. La pieve “ad Fines” acquista il nome di “plebes Finarii”. Il Medioevo apporta alle genti locali durissime condizioni di vita; esse si vedono occupate dal dominio bizantino, dalle orde dei Visigoti, da quelle dei Longobardi ed infine dai Franchi ed esse non hanno altra scelta che lasciare i litorale e rifugiarsi nelle caverne o sulle alture meglio difese dell’entroterra. Le irruzioni dei barbari del Nord – mitigate durante il governo dei Franchi – sono intercalate dalle scorrerie dei Saraceni lungo le spiagge ed i funesti, reiterati approdi di queste orde di massacratori, saccheggiatori e schiavisti impongono agli abitanti di rifugiarsi ancor più nell’entroterra o di ammassarsi sempre più in quelle grotte che possono offrire un ricetto sicuro. Il territorio finalese diventa infine dominio degli Aleramici; il nome Finale infatti compare già il 23 marzo del 967 nel diploma con il quale l’imperatore del Sacro Romano Impero e re d’Italia Ottone I° costituisce la marca aleramica. Nel 1091 diventa possesso di Bonifacio del Vasto, discendente di Aleramo; dalla divisione dell’eredità di Bonifacio del 1142 il figlio Enrico I°, detto il “Guercio” e capostipite del ramo marchionale dei Del Carretto, ottiene il marchesato di Savona che copre all’incirca il territorio della diocesi di Savona. Conferma di tale possesso viene data dall’imperatore Federico I° di Svevia attraverso il diploma d’investitura del 10 giugno del 1162. Intorno al 1185 si verifica lo smantellamento dell’assetto feudale della marca Savonese a causa della progressiva acquisizione dei poteri comunali da parte dei Comuni di Savona e Noli e della conseguente limitazione dei poteri feudali. I Del Carretto successivamente, pur opponendo la più strenua resistenza a Genova; potenza militare e commerciale emergente, hanno dovuto sottoscrivere con essa diversi accordi commerciali con i quali hanno riconosciuto a Genova il monopolio del commercio del sale, accordi che peraltro i Del Carretto hanno frequentemente eluso, anche a causa dell’esosità delle clausole imposte. Tuttavia sono frequenti le incursioni e le guerre dei Genovesi contro il Finale, sfociate in una prima guerra, conclusasi con la distruzione e l’interramento del porto di Varigotti nel 1341 e nella costruzione difensiva di Castel Franco negli anni 1363-65. I discendenti di Giovanni I° Del Carretto riescono, tra alterne fortune politiche e rivolte popolari, puntualmente fomentate da Genova, a reggere le sorti del marchesato fino al 16 maggio del 1598: in quella data Sforza Andrea Del Carretto, dopo lunghe, complicate e difficili trattative, aliena tutti i suoi diritti sul feudo al re di Spagna Filippo II° con un contratto firmato in Milano. Gli effetti benefici della dominazione spagnola sul Finalese si fanno sentire fino alla conclusione della guerra di successione spagnola. In seguito al trattato di Utrecht del 1713 ed alla pace di Rastadt del 1714, il Finale diveta dominio genovese, che insedia i suoi governatori; da questo momento in poi si scatena la guerra tra Genova, i discendenti dei Del Carretto della linea di Balestrino ed i re di Sardegna, che si inseriscono nel conflitto per acquisire i territori del finalese come sbocco verso il mare. Il conflitto si conclude a favore di Genova in modo definitivo solamente dopo la pace di Aquisgrana del 1748. Nel 1797, quando la Repubblica di Genova viene dissolta dall’impresa militare napoleonica, il Finale entra a far parte del neo costituito Dipartimento di Montenotte ed i tre rioni (Borgo, Marina e Pia) sono riunificati sotto una unica amministrazione. Dopo la caduta dell’Impero Napoleonico e la Restaurazione, tutto ritorna ante quo ed il Finale segue le sorti politiche del Regno di Sardegna prima e del Regno d’Italia poi. Finalborgo, nel ruolo primario di capitale del marchesato prima e di sede del governatorato poi, ha sempre goduto di uno status di centro economico e politico di prim’ordine, che ha favorito, come ancora oggi si può osservare, la costruzione di edifici con pregevoli strutture architettoniche e la realizzazione di opere artistiche di rara bellezza. L’attento osservatore di oggi che vaga per le vie di Finalborgo può ancora ammirare i numerosi ed importanti fasti del passato (primo fra tutti l’antica basilica e collegiata di S. Biagio) ed intuire la ricchezza culturale raggiunta dalla popolazione locale che ha vissuto prima di noi in questo unico ed irripetibile burgum Finarii.