NOTIZIE STORICO-GEOGRAFICHE
Il Termine Carso (Kras in sloveno e Karst in tedesco) deriva dalla parola Carsa (Karra o Garra) di origine preindoeuropea che significa roccia, pietra. Infatti la grande protagonista del paesaggio carsico è proprio la pietra.
Dal punto di vista geografico, la parola Carso sta ad indicare l’altopiano, una volta chiamato Carsia Giulia, che si estende ad Est ed a Sud –Est della città di Trieste. Attualmente, per ragioni politiche, il Carso è suddiviso in triestino e sloveno. Il Carso triestino è ristretto al solo territorio italiano e si estende per circa 40 Km dal Monte S.Michele (Monfalcone) alla Val Rosandra per una larghezza media di 5 Km.
Il Carso è formato da rocce carbonatiche, prevalentemente calcaree e dolomitiche. La sua formazione, iniziata circa 120 milioni di anni fa, è dovuta alla sedimentazione di microrganismi (animali, vegetali e molluschi) in un vasto mare di acque tiepide e poco profonde, chiamato Tetide, che si estendeva per gran parte dell’odierna Europa e di cui il Mediterraneo rappresenta il lembo estremo. I resti di questi microrganismi, depositandosi sul fondo marino, formarono una fanghiglia bianca che, sotto il peso delle acque si solidificò formando la pietra. Nel corso dei millenni, i fondali marini affiorarono in superficie a causa delle spinte che hanno determinato la formazione delle catene montuose alpine e dinariche. Esposto all’azione delle acque superficiali e degli agenti atmosferici , negli ultimi 15-20 milioni di anni, il Carso è stato modellato nelle forme più bizzarre che lo rendono unico al mondo.
La principale caratteristica del paesaggio carsico è quella di non avere una rete idrografica superficiale. L’unico vero corso d’acqua visibile è quello che si trova nella Val Rosandra. Gli altri brevi corsi d’acqua, che si possono trovare sul nostro altopiano, scompaiono nel sottosuolo per poi ritornare in superficie dopo aver compiuto un percorso sotterraneo, creando un paesaggio che può sembrare agli occhi di chiunque come una terra sassosa, arida e ricca di insidie. Una terra come questa, dura ed ostile.
La particolare posizione dell’altipiano carsico favorisce un clima vario: alcune zone presentano caratteristiche mediterranee altre addirittura alpine, si può comunque considerare il Carso come territorio dal clima continentale, caratterizzato da inverni rigidi ed estati calde. La temperatura media è di 10° e registra una differenza di circa 3° rispetto al centro di Trieste.
In questa zona soffia la Bora, il forte vento proveniente da est nord-est, che può raggiungere delle raffiche anche superiori ai 120 Km/h. Le piogge sono frequenti soprattutto nei mesi di giugno ed ottobre, per la confluenza della massa d’aria alpina fredda con quella marina calda e umida.
DESCRIZIONE
Alta Via del Carso (segnavia n°3)
Forse perché è poco frequentata, forse perché ci si sente davvero nella natura, forse perché ci sembra di abbracciare in un sol colpo sia il Carso sloveno che quello triestino, fatto sta che l’Alta Via del Carso è uno tra i più bei percorsi del Friuli Venezia Giulia.
In ogni caso buona parte dei 55 chilometri (questa la lunghezza del sentiero) sono davvero spettacolari.
La varietà dei paesaggi permette di godere dell’ambiente carsico in tutti i suoi aspetti: il sentiero attraversa infatti landa, boscaglia e distese pietrose di calcare. La passeggiata è splendida in tutte le stagioni: molti trovano che raggiunga il massimo splendore durante l’autunno, quando il Carso si tinge dei suoi caratteristici colori.
Come già detto, l’Alta Via del Carso è indicata con il segnavia CAI n°3 (simbolo ben evidente lungo tutto il percorso) è lunga poco più di una cinquantina di chilometri. Si snoda da Iamiano (in provincia di Gorizia) a Pese, nei pressi del valico confinario. Il suo tracciato segue, attraverso tutto il Carso triestino, il confine tra Italia e Slovenia.
Programma
31 luglio – 1° Giorno
ore 07,00: Partenza da Novara, piazzale Valentino;
ore 12,30: Arrivo a Palmanova (km. 410-h 5,30 ) con visita città e pranzo liberi;
Palmanova (12,30/15,30);
Nel 1511 la Repubblica di Venezia stipulò con l’Austria il Trattato di Worms, ponendo fine ad una lunga e logorante guerra che era costata alla Serenissima la Fortezza di Gradisca. Il Trattato di Worms stabilì dei confini piuttosto anomali, a “macchia di leopardo”, con enclavi veneziane situate all’interno dei territori assegnati agli Asburgo e possedimenti austriaci individuati nel cuore del territorio veneziano, determinando una situazione di forte instabilità e ambiguità nei confronti dello storico nemico della Serenissima. La Repubblica di San Marco era particolarmente vulnerabile lungo il suo delicato confine orientale, e simili sistemazioni non potevano che accrescere la tensione e le rivendicazioni territoriali, in un clima geopolitico reso molto difficile delle incursioni degli Ottomani giunti a saccheggiare e incendiare San Vendemmiano vicino a Treviso nel 1499.
Durante il dominio austriaco fu costruito il Teatro Sociale, destinato a diventare fucina di valori risorgimentali: nel 1848 i cittadini della fortezza, con in testa il generale Carlo Zucchi, si sollevarono contro gli austriaci, assumendo il controllo della città e subendo un lungo assedio.
Nel 1866 Palmanova venne annessa al Regno d’Italia. Durante la Prima guerra mondiale la fortezza fu centro di smistamento e rifornimento per le truppe sull’Isonzo, nonché sede di ospedale da campo; dopo la rotta di Caporetto, Palmanova fu incendiata dalle truppe italiane in ritirata. Alla fine della Seconda guerra mondiale l’Arciprete Giuseppe Merlino fece recedere i tedeschi in ritirata dalla decisione di far brillare i depositi di munizioni ed esplosivi, operazione che avrebbe probabilmente causato la distruzione di gran parte della città.
Con Decreto del Presidente della Repubblica nel 1960 Palmanova fu proclamata “Monumento Nazionale”.
ore 17,00: Arrivo a Trieste (km 55–h 1) e visita alla Risiera di S. Sabba;
La Risiera di San Sabba
Stabilimento per la lavorazione del riso edificato a partire dal 1898 – venne utilizzata dopo l’8 settembre 1943 dall’occupante nazista come campo di prigionia, e destinato in seguito allo smistamento dei deportati diretti in Germania e Polonia, al deposito dei beni razziati e alla detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei. Il 4 aprile 1944 venne messo in funzione anche un forno crematorio. Nel 1965 la Risiera di San Sabba fu dichiarata Monumento Nazionale con decreto del Presidente della Repubblica. Nel 1975 la Risiera, ristrutturata su progetto dell’architetto Romano Boico, divenne Civico Museo della Risiera di San Sabba.
ore 18,30: Arrivo in albergo e cena ore 19,30.
01 agosto – 2° Giorno
Ore 7,30: Colazione;
Ore 8,00: Itinerario dalle “Foibe di Basovizza” al Monte Cocusso.
(Percorso proposto dalla Sezione CAI di Trieste che guiderà il gruppo e che si riserva di fornire il dettaglio.)
Il Monte Cocusso é al confine tra Italia e Slovenia, ottimo per trekking. Si arriva ad un’altitudine massima di 672 m s.l.m. Il monte Cocusso è raggiungibile tramite i sentieri CAI 3 e 28 che, da Basovizza, da Grozzana oppure da Pesek, conducono alla cima Jirmanec, raccordata con numerosi sentieri o carrarecce anche dai versanti sloveni. Sulla cima si trova un rifugio dove la specialità sono gli gnocchi.
Il sito di Basovizza (Foibe) è ufficialmente Monumento Nazionale, Fortemente voluta dall’Amministrazione Comunale della Città di San Giusto, nella piena consapevolezza che il “Pozzo della Miniera” di Basovizza costituisce non solo luogo del sacrificio di tante innocenti vittime, ma anche figura e simbolo di tutti i drammi che hanno segnato le vicende del confine orientale al finire del secondo conflitto mondiale; le tante altre Foibe sparse in tutto il territorio della Venezia Giulia, le migliaia e migliaia di deportazioni e scomparsi nell’oblio, la tragedia di tutto un popolo (ben trecentocinquantamila istriani, fiumani e dalmati) che viene ricordata con il nome biblico di “Esodo”.
A margine del Sacrario è stato previsto uno spazio dedicato a Centro di Documentazione, che il Comune di Trieste ha ritenuto di affidare alla Lega Nazionale.
Una Commissione di valenti storici ha provveduto alla stesura dei testi nonché del relativo volume che contiene (in versione multilingue) tale materiale illustrativo.
Il Centro di Documentazione è stato inaugurato nel Giorno del Ricordo del 10 febbraio 2008.
La Lega Nazionale sente, in modo del tutto particolare, la responsabilità e l’orgoglio per tale compito a cui si trova chiamata.
Ore 19,30: Cena.
02 agosto – 3° Giorno
Ore 7,30: Colazione;
Ore 8,00: Percorso “La Napoleonica”- Monte Grisa
(Percorso proposto dalla Sezione CAI di Trieste che guiderà il gruppo e che si riserva di fornire il dettaglio.)
La “Napoleonica” è un sentiero di Trieste, il cui nome ufficiale sarebbe sentiero Cobolli, ma che è da tutti i triestini conosciuto col nome sopraccitato poiché si è ipotizzato che sia stato aperto, a suo tempo, dalle truppe napoleoniche.
Sito nella zona carsica di Opicina, sulla curva dove si trova l’”Obelisco” (un monumento fatto erigere nel 1830 dal Corpo Mercantile di Trieste in onore della visita dell’Imperatore d’Austria Francesco I, venuto ad inaugurare i lavori per la nuova strada commerciale), il sentiero, dal quale si gode una splendida vista sul Golfo, si trova in leggera discesa ed è stato modificato nel corso del tempo a partire dal XIX secolo.
I lavori per la strada commerciale, che aveva lo scopo di collegare l’Altipiano Carsico (a partire da Prosecco) con Trieste, furono iniziati nel 1821 sotto la direzione dell’Ingegner Vicentini.
Il progetto venne iniziato, ma non portato a termine e fu così che vennero aperti solamente duecento metri di strada, facendo saltare in aria la pietra calcarea con dell’esplosivo.
Solamente in seguito la Società Alpina delle Giulie si prese la briga di sistemare il sentiero, che, nel 1935, venne dedicato all’alpinista Nicolò Cobolli, appassionato esperto del Carso triestino.
Ciò che oggi la “Napoleonica” offre è una passeggiata soleggiata e riparata dalla Bora, che, in più o meno un’ora conduce fino a Borgo San Nazario, da dove si può continuare il sentiero fino al Santuario di Monte Grisa, e, inoltre, una meta per arrampicatori di ogni età, che qui affollano le pareti in particolar modo la domenica mattina.
Ore 19,30: Cena.
03 agosto – 4° Giorno
ore 7,30: Colazione;
Ore 8,00: Partenza per Aquileia con visita della città;
L’antica città romana di Aquileia nel suo sviluppo, periodo per periodo: dal primo periodo repubblicano (con le mura del castrum legionario quadrangolare in rosa più scuro); a quello successivo dopo la costruzione della via Annia (dopo la vittoria sui Cimbri) con le mura costruite nel 100 a.C.; fino alla città alto imperiale (con le mura costruite nel periodo compreso tra l’imperatore Marco Aurelio e Massimino il Trace); ed a quella del IV secolo di Teodosio I. Sono presenti i principali monumenti dell’epoca: dal circo, al teatro, curia, Palatium, terme, porto fluviale, ecc..
Ore12,30: arrivo a Venezia con tempo libero per pranzo e visita
Ore16,30: Partenza per Novara.
Incluso: Viaggio a/r con bus gran turismo; 3 notti in camera doppia / Hotel/ mezza pensione ¼ vino, ½ acqua; 3 Lunch box;
Non incluso: Pranzo autogrill o al sacco primo giorno e cena ritorno; Tutto quanto non espressamente previsto.
Conferma e versamento quota in sede entro martedì 8 luglio